Parla Luigi di Fabio, l’imprenditore che sta rivoluzionando Pescara Vecchia. Con «Cinque Sensi“

Luigi di Fabio

«L’emozione è la mia benzina, agire nel rispetto degli altri è creare valore spirituale: la necessità di illuminare i giovani». Parla Luigi di Fabio, l’imprenditore che sta rivoluzionando Pescara Vecchia. Con «Cinque Sensi“, il Caffè Letterario di via delle Caserme che torna a nuova vita, «un modelto di sostenibilità aziendale» «La risorsa principale è l’essere umano, la sfida più grande». Il credo innovativo che lo illumina, ce l’ha scolpito nella mente e nel cuore, Luigi di Fabio, visionario, volitivo imprenditore abruzzese, ex dirigente di multinazionali (Pirelli Tyre spa e Kerakoll spa), che nella sua seconda vita ha scelto di investire nella ristrutturazione e rilancio delle mura borboniche di Pescara vecchia, il Caffè Letterario di via delle Caserme, interpretando il desiderio di vivere di questa parte di città, l’energia del giorno, la libertà di chi vive la notte. Ribattezzandolo “Caffè Letterario Cinquesensi”. «Cinque sensi
più uno, l’emozione, proprio quella che cerco» confessa poi subito, «il sesto senso mi ha fatto intravedere la strada da seguire, la capacità di volgere in positivo ciò che vivo». Originario dell’Aquila dove è nato nell’anno di grazia
1978, per giunta nello stesso giorno di Albert Einstein, il 14 marzo «con la differenza delle date che si antepongono: 1879 il Premio Nobel,
1978 io», Di Fabio puntualizza: «per me tutto è matematica, logica, ogni azione genera reazione.
Ho fatto la primina e ho sempre avuto bisogno di razionalizzare le cose. Tutto il resto l’ho capito dopo, negli ultimi sei anni. La mia rivoluzione si compie sei anni fa quando è venuto a mancare mio padre». «Luigi», come tutti lo invocano nelle notti dance incandescenti di musica e champagne, è uno che va come un treno quando il progetto
prende forma nella sua mente. Uno che prega e ama, senza risparmiarsi. Lo racconta in questa intervista con Abruzzo Economia. Luigi dunque, da manager di multinazionali, responsabile commerciale e di risorse umane, alla mission di creare valore ogni giorno, benessere. Una visione non proprio capitalista, non orientata all’immediato profitto ma alla sostenibilità etica della filiera del valore.

Un cambio di passo. Com’è successo?

«Dovrebbe essere sempre cosi, intendo un rapporto umano tra chi offre e chi cerca lavoro, la persona è il cuore di un’azienda. Tutti possono investire migliaia di euro in arredi e vettovaglie, ma far crescere un dipendente dal punto di vista umano ce l’hai dentro o non ce l’hai: la rivoluzione è non andare dietro ai soldi, ma perseguire la creazione del valore giorno per giorno con i colleghi, con i dipendenti, con la clientela, con il luogo in cui i vivi, evitando
sprechi, attuando un’organizzazione giusta, rispettosa, onesta, ecologica. Se agisci nel bene crei sostenibilità. Prendiamo dall’ambiente, dal contesto in cui viviamo, dobbiamo restituire. Agire così mi ha dato la libertà interiore che mi ha trasformato, illuminato, per me tutto si fa se crea valore spirituale». Lo shock della pandemia ha reso necessariauna visione di insieme, il superamento degli individualismi, presupposto per una rigenerazione dell’umanità.

È successo anche a lei?

«Quando sono rientrato dall’estero in seguito alla morte di mio padre ero ricco ma povero dentro, volevo una famiglia, ho deciso di investire rilevando la gestione del bar pasticceria ‘Roberto’ a Pescara, credevo nel progetto e proprio allora è arrivato il Covid 19. Sotto pandemia ho maturato la volontà di rilanciare il Caffè Letterario, ogni
euro guadagnato con il bar l’ho reinvestito per creare uno spazio dove fare cultura, l’ho voluto, ne ho bisogno, sono molto credente e penso che se credi in una cosa poi si avvera».

Magia? O piuttosto autodeterminazione?

«Abbiamo una missione nella vita, è tutto già stabilito, tutto quello che succede non capita per caso. Sono stato miracolato da un brutto incidente, ho conferme continue e so che devo agire in questa maniera, ed è bello. Ho bisogno di fare del bene, mi dà serenità. Ho donato un defibrillatore alla Misericordia, finanziato il restauro di “Genova” primo degli otto pannelli “La vera cabala del Lotto” (di Pietro Cascella) che decorano la scala del museo omonimo a Pescara, faccio tante cose belle di cui ci si potrebbe vantare, ma le faccio col cuore. Mi piace riversare
ciò che produco nella società. Si innesca un circuito virtuoso di persone che poi si mettono a sistema e nasce quello che abbiamo creato, da solo non avrei potuto arrivare a tanto. Trovo tutto questo entusiasmante, tanta serenità mai
conosciuta prima e non voglio fermarmi perchè è troppo bello, ne ho bisogno».

Trascinatore e carismatico. Almeno una volta avrà suscitato diffidenza o incredulità?

«Non è facile farsi prendere sul serio quando ci si manifesta così apertamente. Ecco perché “Cinquesensi”: nei sensi hai l’emozione, che è proprio quello che cerco, l’empatia. Il sesto senso mi ha fatto intravedere la strada da seguire, ma sono arrivato al settimo, il non-senso, le cose che è difficile spiegarsi, una scommessa per la quale devi parteggiare, assumerti la responsabilità. Sono veramente felice di quello che abbiamo messo in piedi col Caffè Letterario insieme allo staff del Museo delle Genti d’Abruzzo e con la Fondazione Genti d’Abruzzo. Tutto ha una logica, sono onorato dell’approvazione di chi apprezza il nostro desiderio di ridare lustro a questa parte della città. lo sono soltanto una pedina di questo processo come lo sono ali altri allo stesso modo, non conto di più perché ho messo i soldi. I soldi non fanno la felicità, sono uno strumento, in realtà il vero scambio è l’emozione,  e questa è cultura. Un concetto in divenire che ti fa perdere in materialismo a vantaggio di un valore immateriale esplosivo che ti riempie».

Quali novità possiamo attenderci nei prossimi tempi?

«lI nostro progetto è partito in sordina nel mese di dicembre, poi la crisi economica, le restrizioni imposte alla  dei locali pubblici, quindi abbiamo aspettato la ripartenza per partire anche noi, sarebbe stato sciocco prima. Ma il futuro è lungo. L’ambizione è di valorizzare tutto il centro storico con l’ex Bagno Borbonico e la golena, la magia del fiume nelle quattro stagioni. E riportare la cultura tra i giovani, se agiamo nel bene possiamo dargli una chance, indurli ad aprire la mente liberandoli dai condizionamenti, svegliarli. È quello il mio obiettivo e lo faccio con i miei giovani dipendenti. Non ho figli purtroppo e anche questa è una compensazione».

Che tipo di proposte e appuntamenti vi apprestate a varare di qui all’estate?

«In questo passaggio di stagione abbiamo tastato il polso della gente e non ci stanchiamo di farlo, dopo due anni che non si vive la socialità bisogna anche aver capito qual è il desiderio, cosa vogliamo essere e cosa vogliamo diventare.
Abbiamo tanti progetti collegati anche alla possibilità di attrarre le varie iniziative degli assessorati comunali al turismo, grandi eventi, cultura. lo non ho bisogno di loro dal punto di vista finanziario, voglio piuttosto donare
un’attrattività più forte perché possano avere un’immagine più forte di quanto io possa avere da solo. Grazie alla forza dell’empatia, al Caffè Letterario si è creato uno staff stupendo che ho chiamato comitato scientifico dove ci sono un responsabile e cinque elementi uno per ogni senso. E un progetto in evoluzione, le persone giuste le trovo vivendo. Nella mia testa c’è già tutta l’idea, nuove visioni, nuove figure a cui affidarmi per realizzarle. La mia non è una ricerca di personale né tanto meno di stagionali, perciò non posso permettermi di sbagliare. Deve combinarsi il tutto, perché i sensi non sono indipendenti l’uno dall’altro, si devono vivere tra loro altrimenti non funziona. Una sinestesia emozionante. I sensi li vivi in ogni momento, sono la perfezione umana del creato, prova un po’ a rendere questo attraverso uno staff dipersone…».

Come definirla in conclusione imprenditore, creatore di valore, benefattore?

«Bella domanda, difficile. Direi che faccio il puparo, muovo i fili e creo sistemi che funzionano, metto in connessione. Sicuramente un genere di imprenditoria innovativa, che punta alla creazione di ogni altro valore tranne che economico, ma anche quello alla fine. Se crei valore tutti i giorni ti ritorna, è matematico. Se la vivi spiritualmente esci dai canoni matematici ma è la conferma che umanesimo e cultura scientifica vanno congiuntamente. La cultura è crescita delle persone, crescita di valore, eleva la qualità della vita e può muovere coscienze, risolvere tante cose, umanizzare la realtà che viviamo».

“SONO VERAMENTE FELICE DI QUELLO
CHE ABBIAMO MESSO IN PIEDI COL CAFFÈ
LETTERARIO INSIEME ALLO STAFF DEL MUSEO
DELLE GENTI D’ABRUZZO E CON LA FONDAZIONE
GENTI D’ABRUZZO”

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